Anne e i fantasmi
09/15/2023Anne e Thomas, sposati e in coppia, sono in realtà due mondi diversi e ormai lontani. L’intimità tra i due è ridotta a strascichi di vecchie abitudini, a gesti automatici -la preparazione del tè o del caffè, le mani di Anne che vorrebbero tornare a suonare il pianoforte- e a qualche parola che fende il silenzio. Piccole schegge di una vita precedente, passionale e avventurosa, che rendono quella parvenza di intimità ancora più glaciale e irrimediabilmente rotta.
Laura Freudenthaler rincara la dose di estraneità dando vita a una narrazione sospesa, in cui i tempi e i luoghi si confondono e si sovrappongono, scivolano gli uni sugli altri senza indicatori e deittici.
In questa atmosfera evanescente dal sapore surrealista si ha la sensazione di oltrepassare continuamente e inavvertitamente delle soglie, concrete e astratte. Le prime sono quelle dei luoghi in cui Anne ha vissuto e continua a vivere: la casa della mamma a Parigi, quella al lago abitata di tanto in tanto con Thomas, quella in cui vive, o meglio quella che condivide, con Thomas, il cafè dove si rifugia per lavorare al manuale di pianoforte, la piscina. Le seconde sono quelle temporali, eco delle prime: i luoghi possono appartenere al passato o al presente di Anne e possono ospitare ricordi lontani o la sua routine. La particolarità è che il passaggio dall’uno all’altro avviene all’improvviso, in sordina e l’unica bussola fornita da Freudenthaler è, a volte, un cambiamento del tempo verbale.
Anne e uno dei suoi fantasmi
Così simili ma anche così diversi tra loro, i luoghi della narrazione sono tutti pervasi dalla percezione che Anne ha degli eventi e della vita, percezione spesso tormentata da fantasmi.
Tra la schiera degli spettri che assillano Anne rientra anche la giovane amante di Thomas. Reale o presunta? Freudenthaler si premura di non fornirci una risposta.
Complici una narrazione al presente, la precisione dei dettagli e il meccanismo della soglia, non si comprende se la storia tra la giovane ragazza senza nome e Thomas sia il frutto della fervida immaginazione di Anne o della realtà dei fatti.
Se gli scontrini trovati nelle tasche di Thomas e minuziosamente ispezionati siano una prova schiacciante del tradimento o il terreno fertile per una fantasticheria ossessiva.
O ancora, se gli incontri tra la ragazza senza nome e Anne siano realmente accaduti o siano un faccia a faccia tra l’Anne del presente e quella del passato: giovane, piena di vita e di amore per la vita.
Anne e le parole
Un quesito irrisolto (realtà o ossessione?) che già da solo giustificherebbe il divorzio latente tra Anne e Thomas e tra Anne e il mondo.
Ma Freudenthaler rafforza ulteriormente tale separazione facendo leva su due elementi squisitamente linguistici: l’economia delle parole e il bilinguismo di Anne.
Anne cammina molto, compie azioni abitudinarie, riflette e ricorda tanto ma parla poco. E se lo stile è la materia di un’opera, anzi l’opera stessa, non stupisce che l’autrice ricorra al discorso indiretto, anche libero, per le frasi laconiche che Anne scambia con Thomas, la mamma, la sua amica e la ragazza senza nome. Il discorso indiretto diventa una cassa di risonanza per l’incomunicabilità.
Incomunicabilità che diventa anche incomprensibilità se si tiene conto del bilinguismo di Anne. Anne è infatti francese ed è significativo come cambi il rapporto con la sua lingua madre.
Agli inizi della loro storia, Thomas, tedesco, parlava in francese con Anne e se in compagnia di altre persone, traduceva per gli altri. Il canale di comunicazione tra Anne e il mondo era Thomas e quindi assicurato.
Passano gli anni – o almeno è lecito pensarlo- e Anne comincia a parlare tedesco con un’inflessione francese, Thomas parla solo tedesco e Anne si ritrova a pensare se, presentandosi, pronunciare il suo nome alla francese o con la “e” tedesca.
Il bilinguismo diventa un piccolo ostacolo comunicativo poiché Anne deve contare solo su se stessa, sul suo essere produttrice di segni linguistici e quindi sul suo rapporto personale con il mondo. Un rapporto che, come detto, è quanto meno ambiguo.
Un finale sospeso
Come ambiguo e quindi aperto è anche il finale dell’opera. Ma non potrebbe esserci una conclusione diversa per un romanzo dell’inquietudine e della sospensione come Anne e i fantasmi.
