Gli anni di Annie Ernaux

Gli anni di Annie Ernaux

10/08/2022 0 Di Angela Valente
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Domanda: perché assegnare il premio Nobel per la letteratura ad Annie Ernaux? Risposta: leggete una sua sola opera e capirete perché non possiamo che essere d’accordo con la decisione svedese.

Io oggi vi propongo Gli anni (L’orma), un’autosociobiografia -così è stata spesso definita dalla critica- in cui l’Ernaux mostra di viversi i suoi anni con consapevolezza, acutezza e un profondo senso di comunione. Una comunione che è condivisione storica e umana.

Il ricordo e la storia

Il ricordo e la storia si impongono subito sottoforma di due epigrafi. La prima è presa da Ortega y Gasset e l’altra da Čechov. L’una ci ricorda che non abbiamo una storia e l’altra che per le generazioni future saremo un ammasso sbiadito di persone colpevoli e poco intelligenti.

Come dialogano questi due temi in questa e tutta l’opera di Annie Ernaux? Il ricordo e lo sforzo da esso implicato consentono a Ernaux di sottrarsi all’oblio -Proust, sei tu?- e di affermarsi quindi come individuo, ma come un individuo diluito nella Storia e in una intera generazione. E no, quindi non è un caso che ne Gli anni non appare mai il soggetto “io”.

Un’autosociobiografia

E sì, questo è il significato di autosociobiografia: su ogni frammento di ricordo -ne Gli anni frammento=fotografia- si innalza la voce asettica (scrittura bianca per chi vuole saperne di più) di un’Annie Ernaux che si vede e narra dall’esterno (autobiografia) e che non perde occasione di parlare degli usi e costumi della sua generazione e di quella precedente (socio). È un io, quello della Ernaux, che è allo stesso tempo un noi e che spesso si confronta con un loro.

Infine, per cruccio di esaustività, sottolineo che ogni singola opera di Annie Ernaux è da considerarsi come un tassello della sua autobiografia. Se volete leggerne di più di questo immenso racconto, L’orma pubblica Annie Ernaux in Italia.

Una donna

Non bisogna dimenticare una componente importante. Nella sua imparzialità, Annie Ernaux racconta la vita di una donna (Una donna) che vive su di sé il passaggio da una condizione sociale modesta a una borghese. Una donna che vive il tabù del sesso e poi la sua esplosione con il ’68; il rapporto conflittuale con il suo corpo e le mestruazioni; il matrimonio e il divorzio; la voglia di non essere solo una madre; l’aborto; la nascita repentina e funesta della società dei consumi.
Seguiamo quindi ogni tappa della sua vita che è allo stesso tempo il riflesso di una generazione e di una generazione di donne.

Gli anni è il racconto di una donna che è travolta dal fiume della Storia. L’unico appiglio per lei e per noi attraverso lei rimane la scrittura, seppur frammentaria, nel tentativo di “Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più”.

Così si conclude Gli anni, un’opera che nel (non troppo) lontano 2008 aveva previsto la frenesia dei nostri tempi e la consapevolezza di essere tutti parte della stessa Storia.

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