Mattatoio n.5: La memoria, tra storia e letteratura
03/30/2022“Un tedesco americano di quarta generazione […] ebbe modo di assistere, molto tempo fa, […] al bombardamento di Dresda, in Germania, «la Firenze dell’Elba», e di sopravvivere per narrarne la storia. Questo è un romanzo scritto un po’ nello stile telegrafico e schizofrenico in uso sul pianeta Tralfamadore, da dove vengono i dischi volanti. Pace.”
Queste le parole scritte da Kurt Vonnegut, immediatamente sotto il titolo dell’opera Mattatoio n. 5 o La Crociata dei Bambini (Danza Obbligatoria con la Morte).
Di fronte all’eterogeneità degli elementi, il lettore che approccia con il romanzo per la prima volta potrebbe sentirsi disorientato. Cosa stiamo per leggere, esattamente?
L’essenza di Mattatoio n.5 si può tradurre con l’espressione “fare memoria”
Fedele al filone cui appartiene – il Postmodernismo – Mattatoio n.5 vuole mettere in discussione alcune delle “verità” spesso date per scontate.
Andando avanti nella lettura vediamo sgretolarsi sotto i nostri occhi l’idea che la storia sia veicolo di verità assolute. La denuncia espressa col tono sprezzante e ironico, tipico di Kurt Vonnegut, contro il silenzio statunitense sul bombardamento di Dresda fa molto pensare. “La storia la scrive chi vince”. Come ogni attività umana non è solo soggetta a errori ma anche a manipolazioni.
Parallelamente al ridimensionamento del ruolo della storia, si vuole porre l’accento su quello giocato invece dalla letteratura. In Mattatoio n.5 c’è un fitto reticolo di intertestualità, funzionale all’elevazione della letteratura a strumento dal forte potenziale pedagogico. Da un lato, la storia parla di “numeri” e di “grandi nomi” – coloro cioè che si guadagnano un posto nei libri di storia. D’altra parte, la letteratura ha la straordinaria capacità di rendere protagonisti perfino “l’ultimo tra gli uomini” – alias Billy Pilgrim, l’alter ego di Vonnegut.
La letteratura in quanto arte ha il potere di universalizzare il messaggio e, per questo, riesce a colpire il lettore dritto al cuore.
Gli innumerevoli rimandi a opere letterarie altre in Mattatoio n.5 servono a Vonnegut per sottolineare quanto queste abbiano il potere di smuovere gli animi, facendo leva sulla emotività del lettore, col chiaro intento di “fare memoria”. In altre parole, la letteratura ha tutte le carte in regola per potersi appellare ai principi morali delle persone e, attraverso la propria testimonianza, fornire le conoscenze necessarie affinché determinati eventi – traumatici, brutali, indicibili – non si ripetano in futuro.
Il pensiero di fondo è chiaramente antimilitaristico.
“[…] Fingerà che eravate degli uomini anziché dei bambini, e poi ne tireranno fuori un film interpretato da Frank Sinatra e John Wayne o da qualcun altro di quegli affascinanti vecchi sporcaccioni che vanno pazzi per la guerra. E la guerra sembrerà qualcosa di meraviglioso, e così ne avremo tante altre. E a combatterle saranno dei bambini come quelli che ho mandato di sopra”
Queste sono le accuse che l’autore riporta all’inizio di Mattatoio n.5, che gli vengono mosse da Mary O’Hare, la moglie di un suo vecchio compagno di guerra, anch’egli sopravvissuto al bombardamento di Dresda. Di fatto, il libro è esplicitamente dedicato a lei. E a lei si deve la decisione di aggiungere il sottotitolo La Crociata dei Bambini. Nei film che vedono protagonisti John Wayne e Frank Sinatra i soldati americani sono raccontati come degli uomini aitanti e coraggiosi. La testimonianza del nostro autore è tutta un’altra storia. Storia di denuncia, di umiliazione, di paura e sofferenza, storia di divise e stivali decisamente inadeguati, storia di ragazzini mandati a combattere in Europa, quasi senza la minima idea di cosa stessero facendo.
Il confine sottile tra disincanto e speranza in Mattatoio n.5
Il tono con cui Vonnegut racconta questa storia però non è né disperato né sofferente. Sono passati ventitré anni, durante i quali l’autore ha provato a più riprese a scrivere. Scrivere per lasciare ai posteri una testimonianza del suo vissuto. Scrivere nel tentativo disperato di evitare che in futuro vengano commesse le medesime atrocità.
L’incessante riferimento ad altre guerre, e a opere letterarie antimilitaristiche scritte in seguito a guerre passate, il tono consapevole e disincantato, fanno decisamente trapelare la sua idea “gramsciana” sulla storia che insegna ma non ha scolari. Vonnegut non è un sognatore, non è un ingenuo. Tuttavia, se si sa dove guardare, si riesce a coglierne il romanticismo.
L’autore è consapevole che il mondo non cambierà grazie al suo libro. Inoltre, gli ci è voluto un ventennio per riuscire a scriverlo. Se in lui non avesse prevalso la speranza avrebbe gettato la spugna. Per questo motivo, il tono impregnato di black humor e le parole “inquinate” da elementi di science fiction potrebbero essere considerati, a ragione, come delle “barriere”, elevate a protezione di una psiche traumatizzata. Unico modo per adempiere a una più alta responsabilità morale: scrivere per “fare memoria”, nel tentativo disperato di evitare che in futuro venissero commesse le medesime atrocità.
Mattatoio n.5 è un’opera dal profondo valore sociale, e dalla profonda tenerezza. Tenerezza che è quasi seppellita sotto parole quali “così va la vita”, ma che è palesemente presente se si sa dove guardare.
“[…] Un uomo di mezza età e sua moglie stavano parlando sommessamente ai cavalli. Avevano notato una cosa che agli americani era sfuggita: che le bocche dei cavalli, ferite dai morsi, sanguinavano, che gli zoccoli erano rotti, sicché ogni passo doveva essere un tormento, e che i cavalli morivano di sete. […] Quando vide in che stato era il loro mezzo di trasporto, Billy scoppiò in lacrime. Non aveva mai pianto, durante la guerra”
Mi piace credere che se c’è qualcosa che rende il mondo un posto migliore è proprio questo genere di essere umani, i quali capiscono che le loro scelte e le loro azioni, per quanto piccole e apparentemente insignificanti, possono effettivamente fare la differenza. E Kurt Vonnegut rientra a pieno titolo in questa categoria: ha scelto coscientemente di superare il proprio trauma, ha scelto di agire per tentare di fare la differenza, attraverso quella che potrebbe essere considerata una tra le armi più potenti che l’uomo possa sfoderare, la letteratura.
Trovo che Mattatoio n.5 abbia il potere di commuovere profondamente, se si è disposti a buttare giù le proprie barriere.