Recensione “5 cm al secondo” di Makoto Shinkai

Recensione “5 cm al secondo” di Makoto Shinkai

03/05/2022 0 Di Sorano
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5 cm al secondo

“Sai che cosa è 5 cm al secondo? Cosa? La velocità a cui cadono i fiori di ciliegio”.

 

 

 

L’amore, il tempo, la vita questi sono gli argomenti alla base del film di animazione diretto da Makoto Shinkai. Il film, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel 2019, si snoda in un arco narrativo di tre atti che segnano anche le fasi di vita dei protagonisti: la prima giovinezza, l’adolescenza e l’età adulta.

L’amore… non è forse questo il sentimento che muove tutto?

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”, scriveva Dante nella sua Comedia ed è l’amore il protagonista principale di canzoni, film, libri. Dopotutto sono proprio le delusioni d’amore che danno vita alle più belle opere d’arte, perché il sentimento che ne scaturisce è così doloroso da dover essere in qualche modo esternato. E così gli artisti hanno trovato una maniera tutta loro per farlo: l’arte appunto.

Ma cosa succede quando tale sentimento non viene esternato? Quando le persone non sono capaci di entrare davvero in comunione con se stesse e il proprio dolore? Allora accade di vivere più o meno consapevolmente all’ombra di un ricordo. Rischiamo allora di non vivere, di diventare dei fantasmi di noi stessi persi nel ricordo di ciò che fu o di ciò che sarebbe potuto essere.

“Dev’essere un viaggio incredibile, nella solitudine più assoluta: continuare ad avanzare con coraggio nella totale oscurità, incrociando solo qualche atomo di idrogeno smarrito e niente altro, spinti solo dalla convinzione che laggiù, in fondo a quell’abisso, devono esserci i misteri dell’universo e cercare di avvicinarli. Fino a dove si andrà, fino a dove si può arrivare… ci sarà un limite?”

Tutti noi abbiamo provato il sentimento d’amore.

Sin dalla nostra venuta al mondo abbiamo ricevuto amore dai nostri genitori, da coloro che ci stanno attorno. Questo è un amore primitivo, viscerale, l’amore che lega un cucciolo al suo caregiver e viceversa. Poi cresciamo e cominciamo a interfacciarci con il mondo. Frequentiamo le scuole, conosciamo nuove persone, cominciamo così ad apprendere che l’amore conosce varie forme. Vi è l’amore come amicizia verso i propri compagni di classe, verso i bambini con i quali giochiamo, l’amore verso i nostri giocattoli e poi c’è l’Amore vero e proprio quello con la “A” maiuscola delle prime cotte. E così quello che magari era sbocciato come un semplice e tenero sentimento di amicizia si tramuta in qualcosa di più profondo. Cominciamo a vedere l’altro sotto una luce diversa, comprendiamo che esistono i nostri amici e poi l’altro. Magari non possediamo ancora gli strumenti per dare un nome a quel sentimento, ma in profondità, dentro di noi, sappiamo che è qualcosa di diverso. I più coraggiosi si dichiarano, i timidi si struggono in quel primordiale sentimento d’amore della prima cotta.

Crescendo, poi, cominciamo a comprendere la diversità delle forme di amore, diveniamo capaci di dar loro un nome a seconda delle relazioni che stringiamo. Conosciamo persone nuove, ci innamoriamo, ci lasciamo più o meno frequentemente in quello che è il grande gioco della vita. Però, per quante persone possiamo incontrare, amare e frequentare, il primo amore occuperà sempre un posto speciale nel cuore di ognuno di noi.

“Quel giorno, il giorno della sua telefonata, non avevo confortato Akari che doveva sentirsi ancora più sfortunata di me, e di questo mi vergognavo”.

Ma cosa succede se non siamo in grado di lasciarlo andare quell’amore? Se ci ostiniamo a rimanere aggrappati al ricordo della persona amata nella prima adolescenza, se paragoniamo ogni altra storia a quell’unico grande e primitivo amore?

Rimaniamo prigionieri di un ricordo.

La vita scorre noi davanti. Siamo dei meri spettatori e non protagonisti. Come automi, la mattina ci alziamo, facciamo colazione, prepariamo la cartella per la scuola o la borsa per lavoro, usciamo di casa, andiamo a lavoro o a scuola… svolgiamo quelle funzioni di base come se fosse qualcun altro a svolgerle per noi. La vita scorre e noi con lei, ma non la viviamo davvero.

5 cm al secondo, la velocità con cui cadono i fiori di ciliegio, la velocità alla quale scorre la vita dianzi ai nostri occhi.

Atto 1

“Tenevo la cornetta così stretta all’orecchio che mi sembrava di sentire il dolore di Akari attraverso il telefono, ma non potevo fare niente.”

5 cm al secondo Takaki & Akari

Takaki incontra per la prima volta Akari. I due ragazzini sono accomunati da una salute cagionevole e dal fatto che cambiano spesso scuola a causa del lavoro dei genitori, per questo motivo diventano subito amici. Per un po’ di tempo frequentano la stessa scuola e il legame tra i due si intensifica proprio perché sono due anime affini. Dopo aver concluso le elementari, però, i due amici sono costretti a separarsi perché Akari si trasferisce con i suoi genitori nella Prefettura di Tochigi mentre Takaki frequenta le scuole medie a Tokio. I due ragazzi rimangono in contatto scambiandosi costantemente delle lettere. Quando Takaki apprende di doversi trasferire di nuovo e stavolta nella lontana Kagoshima, è consapevole che una volta raggiunta l’isola non potrà più rivedere Akari. Per questo motivo decide di andare a trovarla un’ultima volta prima di dover partire, sebbene sia consapevole del lungo viaggio che li separa e dei molti cambi di treno.

Sono gli inizi di marzo e a Tokio fa molto freddo tanto che comincia a nevicare. Non per questo motivo Takaki si scoraggia, ma, anzi, decide comunque di raggiungere Akari. Il viaggio, però, si rivela più complesso del previsto soprattutto a causa della neve inclemente che causa notevoli ritardi ai treni. Takaki è convinto che una volta arrivato alla stazione dell’appuntamento Akari non sarà più ad aspettarlo considerando che è molto freddo e i treni sono in notevole ritardo. Determinato, però, ad arrivare al luogo dell’appuntamento, Takaki continua il suo viaggio in treno in compagnia dei suoi pensieri

 

“Ogni stazione sembrava incredibilmente lontana dall’altra e ogni volta il treno si fermava un’eternità. Dal finestrino vedevo un paesaggio coperto di neve come non ne avevo mai visti. Il tempo non passava mai, avevo mal di stomaco per la fame: tutto ciò accentuava il mio senso di solitudine”.

 

Una volta arrivato alla stazione, Akari è lì ad aspettarlo. Ed è sotto un ciliegio adorno di neve che i due si scambiano un bacio appassionato.

Lì, sotto quel ciliegio, Takaki realizza di aver sempre amato Akari.

È il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza.

 

Atto 2

5 cm al secondo Takaki & Kanane“Sforzarsi disperatamente di tendere la mano attraverso un cielo misterioso, lanciare quella massa enorme verso qualcosa di così tremendamente lontano… Oramai cominciavo a capire, c’era un motivo preciso per cui Takaki mi sembrava tanto differente dagli altri, e però mi rendevo conto che lui non mi poteva vedere. Per questo quel giorno non ho potuto confessargli niente.”

L’isola di Kagoshima è molto calda e Takaki frequenta il terzo anno delle superiori. Tira con l’arco e si impegna come qualsiasi altro studente delle superiori per passare gli esami ed essere ammesso in un college di Tokio. Durante gli anni che Takaki passa a Kagoshima appare sempre molto triste e distaccato, con lo sguardo fisso su qualcosa che non è là. Kanae, una compagna di classe di Takaki, è invaghita del ragazzo e cerca come può di stargli accanto. Poco prima della fine delle superiori Kanae decide di confessare i suoi sentimenti a Takaki. Sulla strada di casa, però, Kanae si rende conto che non può confessare ciò che prova al ragazzo in quanto lui è troppo lontano da lei.

È in questo atto che ci accorgiamo che Takaki non vive realmente, non è davvero lì. Il corpo di Takaki è lì con Kanae, ma la sua mente è ben lontana da Kagoshima, da Kanae e dalla realtà dei sentimenti della ragazza. La sua mente è ancora a Tochigi alle pendici del ciliegio innevato assieme a Akari.

 

Atto 3

5 cm al secondo Takaki & Akari

“Ieri ho sognato il passato, quando eravamo solo dei ragazzini tutti e due. Sicuramente è stato per la lettera che ho trovato”.

Oramai adulto, Takaki vive e lavora a Tokio. Ha sempre lo sguardo perso nel vuoto, vive sempre una vita che non avviene nel mondo presente. Takaki è lì, mangia, lavora, frequenta per tre anni una ragazza, ma in realtà non è davvero lì. Takaki è sempre a Tochigi.

Una primavera, mentre attraversa i binari del treno e i petali dei ciliegi in fiore cadono lentamente a terra, Takaki incrocia per la strada Akari. Il passaggio a livello si chiude. Il primo treno passa e Takaki è indeciso sul voltarsi o meno. Takaki si volta. Il treno continua la sua corsa mentre ne sopraggiunge un altro. Takaki rimane lì, attende il passare del treno, attende di capire se anche Akari lo stia aspettando.

Una mattina Takaki si sveglia, si guarda allo specchio e capisce che quel sentimento non c’è più e dà le dimissioni dal posto di lavoro.

Akari lo stava aspettando dall’altra parte del passaggio a livello?

No.

Akari aveva continuato per la sua strada perché, a differenza di Takaki, era maturata divenendo adulta e capendo che quanto avevano condiviso da ragazzini sarebbe rimasto solo quello: un magnifico primo amore. Akari è andata avanti con la sua vita, si è fidanzata e vive a Tokio con il compagno; porterà sempre nel cuore Takaki, ma con quella gentilezza che caratterizza il ricordo del primo amore. Takaki, invece, non è mai riuscito a separarsi dalla primavera dei suoi tredici anni quando ha compreso i suoi veri sentimenti per Akari. Takaki ha scelto di rimanere ancorato a un ricordo, bellissimo sì, ma pur sempre un ricordo.

Vivendo nel passato, Takaki ha perso la bellezza dell’adolescenza e della vita stessa, lasciando al suo involucro l’arduo compito di crescere senza maturare.

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